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Non è un paese per bambini

Potrebbe essere il titolo di un film. Invece è reale. Sta accadendo ora ed è accaduto per tutto il periodo della quarantena. Quando il primo decreto della Presidenza del Consiglio ha fatto chiudere i negozi, ha anche vietato la vendita degli articoli di cancelleria e dei giocattoli nella grande distribuzione, non considerandoli articoli di prima necessità. Vorrei contestare anche questo aspetto ma si aprirebbe un capitolo.. Allora è andata cosi – ricordo quell’11 marzo come se fosse oggi: mi sono recata al reparto cartoleria del Carrefour per prendere dei fogli e delle tempere per Iaia e ho visto che era sbarrato con il nastro della sezione omicidi. Ho pensato che fosse un’altra trovata del Truman Show, e speravo che qualcuno da dietro gli scaffali uscisse per urlarmi: “benvenuta nella candid camera più crudele della storia!” Invece ahimè non è successo. Dovevo vivere questa frustazione, come immagino altri milioni di mamme avranno fatto: far disegnare mio figlio sulla carta igienica (sono stata ancora fine). Sono tornata a casa incavolata come un puma perchè ho pensato che le necessità delle famiglie legate all’istruzione in quel momento di emergenza erano state trascurate. Cosa faranno chiusi in casa i ragazzi se non la didattica a distanza (bisogno di matite e quaderni) e i bambini più piccoli se non giocare (un gioco in scatola, un puzzle, una macchinina). Einstein diceva che” il gioco è la forma più alta di ricerca”, ma qui non pretendiamo che si pensi come dei geni, ma come degli esseri pensanti. Allora qui ahimè vi devo confessare una cosa: mi sono rivolta ad Amazon. Ecco, l’ho detto. Cadrò ora sia in un clichè che in un’atroce banalità di pensiero, dicendo che è forse per colpa sua che i piccoli rivenditori devono chiudere (come ho fatto anch’io). Ed ecco che qui ritorno al sunto del discorso: è vero che hanno vietato la vendita di giochi e cancelleria anche nei supermercati per evitare la concorrenza sleale, ma facendo cosi hanno fatto vincere il re della concorrenza sleale..

Non è un paese per bambini. Alla presentazione dell’ultimo decreto del 26 aprile, c’è stato un minimo accenno ai bambini e ai ragazzi? Non una parola su un presunto tentativo (c’è stato?) di trovare una soluzione per le famiglie e i bambini, non una parola di conforto, nè di incoraggiamento. Non possiamo riaprire le scuole, va bene, non possiamo seguire il modello europeo, troppa roba, troviamo altro..Facciamoli stare nel verde a contatto con la natura fuori dalle città, con la famiglia, da amici? Se non si ha la possibilità, chiamiamo in campo assistenti sociali, maestre giovani che rischiano meno problemi di salute..Le soluzioni ci sarebbero, ma le menti sono impegnate a pensare ad altri aspetti. I bambini sono forti, mi è capitato di sentire ahimè sui social. Invece le mie parole sono: siamo noi adulti la loro forza, i nostri figli sono il futuro di questo paese. Mi ha molto colpito un’immagine che hanno postato sui social nella quale vengono mostrate il primo ministro, il ministro dell’istruzione e della cultura finlandesi che rispondono al dubbi e domande di alcuni bambini da casa. E qui mi fermo..

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